sabato 20 giugno 2009

una storia infinita




Io e Lisa una storia
Infinita.

Dalla notte all’alba,
eravamo uguali.
Dodici anni lei, quelli avevo io;
un tempo breve spezzettato…
scivolato per le strade assurde,
tra rovine è mulinelli d’aria…
che non hanno eco.
Una rosa addormentata sull’erba piatta,
dove il vento passa e ripassa e porta via le stagioni…
come fronde scolorite e smorte.
Io che dimenticar non posso;
né quando mi baciava sul sentiero,
né quella notte tra le braccia...
mi stringeva forte a se… rideva… e spirava piano:
lasciando in me la perfezione dell’amore…
diverso del gran dolore...
perfetto nel mio cuore.
punto e vinto dal tormento…
agli anni che mi restano,
scriverò dell’amor primo…
tutto in versi.
Il mio amore.
Non corre, non sale, non scende le scale;
scivola come l'acqua sulla roccia...
docile come una carezza, un fremito nel core...
non fa rumore.
Col viso volto tra lo scuro e l'alba...
Goccia a goccia si svuotavano gli acquari...
sembravano perle disegnati sotto gli occhi.
Mi disse prima di dormire...
e già così difficile morire!
Ti prego, non piangere di quest'amore;
ma conta cento passi e poi...
lasciami andare.
Aspro e combattuto il volto,
D’aver perduto il primo amore.
Quand’ella disse: lasciami andare!
Perdei la pace e il profumo dell’età fiorita.
Dalla cupa notte volsi l’occhio,
era quasi l’alba…
Quantunque giunsi ai sette colli,
dove terminava il viaggio.
Lampioni trapiantati sull’asfalto,
tra mille cattedrali di mistero…
sembravano cipressi:
e vi trovai riparo.
Aimè, tanto triste el core,
Che la nova luce a me…
non dava spazio.
Catturato dallo scuro tutto intorno,
Mi sturbava l’occhi…
E pure dentro al petto.
Tanto cortese l’altra donna,
mia madre: amante…
col seno mi cingeva il capo,
in fino al cominciar dell’altra vita.
Tanto diversa era la via,
Che al dipartir del primo…
Era schivo l’altro amore!
Con l’occhi addormentati nello spazio,
mi fingei poeta…
a meditar letizia e non vendetta.
Quando d’improvviso mi trovai,
Circondato di bassezza umana,
E del folle ragionar di loro…
tale vergogna ricolmava il petto,
dei piaceri consensuali al sesso…
si tanta noia mi dava al core:
punto da Lisa con tanto amore,
è non dall’ambizione altrui.
Se alcun di loro parlava strano,
Di tutto è non d’amore…
Impietrito dal ragionare in ode,
mi portavo all’ultimo rivo…
tra l’abisso fondo a meditare,
le carezze di lei…
che a morte m’avea ferito el core!
Ero tanto preso dal suo amore,
che solo dir com’era…
è pochezza umana!
Tanto che l’abbandono…
Castiga l’occhi a lacrimar costanti,
e il diverso aspetto a recitar poemi;
ad’ogni passo breve…
ritornare volto al tempo primo,
con l’animo in castigo…
né la morte mi può far dispetto!
Pur se tante genti di rispetto,
mi davan contro...
dell’anni dietro speme non perdei,
a ripagare il debito col core...
remito di pena in pena:
altri tesori non trovai!
Vinto dal dolore che cagiona il pianto…
soffersi tanto!
Finchè non vidi sfavillare un raggio,
In cielo un’altra stella…
e lo scuro diventare giorno!
Lei stava là, di faccia al raggio:
ed io, al di là del tempo,
con gli occhi fissi…
al suo diverso aspetto!
Al primo lampeggiar del sole,
più non vidi figurina umana;
solo n’ha luce mi dominava…
il raggio dell’infantil passato
che risplendea nel core mio.
Un desiderio tanto m’illuminava…
Da vedere in chiaro tutto quanto!
Tanto è, che l’umano pescatore,
ritto in su la barca…
saettava l’amo nell’abisso,
e a galla non tirava preda.
Scosso del ragionar me stesso,
è dal passo oltre il rivo!
Preso dal dubbio e dalle frasi in’ode,
mi si accostò vicino…
è mi riferì dell’amor suo primo!
Sentì tanta pietà per lui,
che mi convinsi in fede mia…
a disertar la morte breve!
Sicuro di sé, e più fedele a me,
che di garante prese forma…
l’aiuto di costui!
Che dall’uno all’atro scopo:
è tutto riferito all’alfabeto primo!
Finito il ragionar penoso,
mi vien l’udito risvegliato…
da na voce che ristora il corpo!
A noi primi ella si volse;
è all’acqua dette parola.
Se dal raggio levi lo tuo sguardo,
che si riflette rado,
se luce più si temperasse,
il viver tuo mortale non sarebbe tale…
all’universo è frode e non ha valore!
Gira l’occhi altrove,
A com’ero prima…
Diversa da codesta forma,
e dal tempo che tutto cambia…
un riflesso vago che in verità son’io!
E a te rimando la sostanza…
com’era… così com’è!
Non privo di stupore levai la voce…
Per dare nova gioia a lei,
che danzava in circolare luce.
Apri il petto e spira l’amor mio;
Com’io spiro il tuo tale e quale…
A coronarti di ciò che amo.
Ella tacque godendosi il mio dire,
mentr’io gustavo il sapore primo…
e di quanto m’avea lodato.
Quantunque mi scosse nuova il senno:
tu hai ha riflettere! disse…
al fatto ch’io non sono più vicina,
ma capace di levarti il torto;
pur se tanto t’ho lodato e amato…
ora sono più vicina agli angeli,
che alleviano il corpo dei danni altrui!
A quelle parole che tanto sapevano…
d’amante mi volsi a replicar parole,
Spandei lo sguardo nel cielo azzurro,
a rimirar lo spettacolo e a descrivere;
l’amore sprigionato dagli occhi suoi.
Solo questo mi liberava d’ogni desiderio…
Riflettermi in quella luce;
e nel riso che mi scosse ancora!
Ascolta, è non prender pena!
Non solo dai miei occhi puoi godere;
Ma di quel ch’era è poteva essere!
Anche qui come su la terra,
si nota l’affetto di chi si ama;
e se l’amore e tale e quale…
non c’è distanza!
Le parole galleggiavano nell’aria,
come la musica di un organo, mi lodava;
e m’indicava un posto…
dove i colori si riflettevano,
e in circolare luce una schiera d’angeli…
accordava le note.
Levai il capo verso l’infinito,
e vidi i suoi occhi risplendere…
mi è difficile definire il sorriso,
Tanto era giocondo che l’aspetto suo…
Radioso… superava l’altra luce.
Così vedendo è conoscendo:
di niente mi prese meraviglia,
quando il cerchio avea dipinto l’arco,
girammo insieme la circonferenza…
più lontana de la terra.
Era talmente grande l’amore…
dipinto in virtù del diletto,
e in un lasso di tempo…
scomparve dalla vista.
Combattuto e vinto dall’osservanza;
quando l’astro mi mostrava grafici…
i segni sfavillare del nostro amore,
come uccelli levarsi all’altro rivo…
schierati in varie forme!
Cantavano e riformavano la luce,
Si muovevano al ritmo delle sue note,
Poi si arresero, cessarono i ritmi…
e le voci tacquero!
Con l’occhi volti e l’udito perso,
grondavo grappoli di perle al suolo.
Quando mi trovai in orrenda fossa,
spavento tanto mi prese;
finchè al tramontar l’arco mi colse:
Dal raggio mi levai di schianto,
quand’ella intenta e colorata in viso;
furente mi prese l’arme…
un libro di riferimento all’intelletto,
e lesse a pagina quaranta!
(Ginevra e Lancillotto).
In ginocchia caddi inerme…
Di ciò ch’avea perso e ritrovato!
Dopo avere letto del desio amante;
consolata e vinta…
dell’amore mi fece dono!
Ardea di foco il labbro,
l’occhi erano due stelle…
e palpitava ancora el core.
Se tanto mi da tanto:
Ho dedicato tutto quanto…
e non basta l’alfabeto primo,
per ricordare il nome!
Milioni e milioni come me,
anziché parlare tacciono:
per poter dire domani…
l’ho vista cadere è poi morire!
resta la speranza vecchia come il dolore,
è giovane come l’alba che ancora non sorge.
Mentr’io ho ricominciato ad amare:
le piccole e grandi cose!

risevegli




Risvegli di un mattino d’Autunno

Confronto a lei ero proprio una frana, sia nella lotta sia in tutte le altre cose.
Ma quando riuscivo ad ignorare la differenza, stavo quasi persino alla pari.
Quando parlavamo d’intelligenza, lei diceva: “Le donne crescono prima, parlano, camminano, imparano e sono meno timidi degli uomini.
Allora io mi difendevo dicendo: “Tu sei più intelligente perché hai tanti libri, poi ci sono tua madre e tua sorella che t’insegnano tutto".
Questo non è vero! Rispondeva agitata.
“Ognuno di noi ha la sua intelligenza basta schioccare le dita per farla partire; c’è chi lo fa e chi no". L’intelligenza non è solo leggere, c’è qualcos’altro che va oltre ogni capitolo della nostra esistenza. Perciò, prova a chiudere gli occhi e pensa qualcosa che non esiste… ma esiste nella tua mente. Per esempio, pensa gli alberi che camminano, o il vento che parla, oppure il fiume invaso dai mostri marini… come il cielo è invaso dagli angeli.
Quando parlavo con lei, mi sentivo una contrattura alla bocca dello stomaco, era come mi mancasse l’aria, la guardavo e sentivo le pulsazioni del cuore aumentare, ed emettere un suono diverso.
Improvvisamente, il suo mondo diveniva affascinante, stavo la con lei e mi sembrava di toccare il sole
Il sole di notte
Che strano…
il sole mi ha baciato a mezzanotte,
quando tutti dormono…
meno il tempo che non ha pause.
E’ un caso questo?
Quando vedo le nuvole sfogliarsi,
l'alba mi accarezza...
separando il sole dalla notte;
e i pimi germogli ivadono la terra.
Ho scritto sulla sabbia parole brevi,
trasformati in mulinelli d’aria,
filtrati dalla luce mi sfuggono;
come le note di un violino...
... mute come il silenzio…
che gestisce l’amore.

Quetitudine
Queto, seduto dove spunta il raggio,
addormentato dal canto delle capinere...
il silenzio chiude cattedrali di mistero.
Dall'uno all'altro senso,
le strade sono vuote...
c'è gente che cammina...
e mai nessuno si volta dietro.
Tempesta
Ho visto sfilare le nubi,
i gabbiani sfogliare le ali,
le rondini in cerchio fuggire dal nido...
come i pensieri...
dai muri cintati di nero.
Ho visto il sole annidarsi sui monti,
le ombre sfilare senza futuro...
senza un domani.
Ho visto le foglie cadere legieri...
su la terra adagiarsi come pensieri,
senza rumore a coprire le orme...
senza disfare il passato.
Come l'onda
Ascolta!
E' sonoro il vociare dell'acqua,
come la vita che scorre...
dal passato è sempre quella,
ma il suono e sempre nuovo...
è rammentar mi duole.
Della prima infanzia,
risveglia un sorriso lontano,
nella forma silenzi remoti.
L'onda, s'incollerisce e si alza,
e s'ode nell'aria il pianto...
delinea orizzonti rossastri...
musiche espresse in un reswpiro...
un'insieme di gesti nell'aria...
un gemito strano che l'onda traduce.
Un lasso di tempo sul fondo...
piange a dirotto, s'affanna e risale...
per poi morire... e forse tornare.
Chi muore e poi torna...
è l'onda del mare; no l'amore...
che strusse il giardino.